Fonte: Sole 24 Ore Nòva 24
La fotografia del Cino. Una figura sconosciuta fino a 20 anni fa, oggi diventa cruciale come traduttore del digitale e abilitatore di opportunità per tutti.
"Assumere un chief innovation officer? E' una pessima idea". Così ha titolato pochi mesi fa Forbes, demolendo uno dei profili che stanno maggiormente crescendo negli ultimi organigrammi aziendali. Una provocazione che però ne ha esaltato il ruolo strategico perchè visto come pervasivo rispetto alla digitalizzazione dell'azienda."L'innovazione è una mentalità, non una qualifica. Per funzionare davvero deve permeare il tessuto culturale di un'organizzazione in modo condiviso. Assumendo un chief innovation officer si sollevano virtualmente tutti gli altri dalla responsabilità di incentivare l'innovazione", ha argomentato Chuck Swoboda. Ma nelle aziende- tra i colossi multinazionali e persino tra le piccole e medie imprese- questo ruolo è sempre più ritenuto prioritario. Se vent'anni fa questa posizione era sconosciuta, oggi un terzo delle Fortune 500 ce l'ha a bordo. Così ha scritto Harvard Business Review, citando lo studio di Egon Zehnder. L'identikit italiano di questa figura emerge dalla ricerca elaborata dall' Università di Pavia, in collaborazione con Digital4good Lab, Fondazione Sostenibilità Digitale e StartupItalia, presentata allo StartupItalia Open Summit in Università Bocconi. I ricercatori hanno interpellato quattrocento leader dell'innovazione. Dalla fotografia emerge come questo profilo oggi sia presente nelle imprese digitali e in quelle di servizi come retail, banche, assicurazioni. Non solo prodotti ma visione allargata a medio-lungo termine: così il chief innovation officer, sintetizzato con l'acronimo Cino, trova posto nei consigli direttivi. In media coordina una squadra di 33 persone e gestisce l'8% del budget. In Italia è persona di tecnologia, con 47 anni d'età e quasi esclusivamente uomo: solo nel 9% dei casi si tratta di Cino al femminile. E' una figura poliedrica con più sfaccettature: il Cino presidia lo sviluppo tecnologico e digitale (46%), supporta le altre aree dell'azienda sul tema dell'innovazione (36%), coordina le varie funzioni facendo da cinghia di trasmissione tra le esigenze della realtà e il top management (34%). In fondo è un traduttore del digitale che è abilitatore di opportunità e non più elemento accessorio. Un quadro che cambia confrontando piccole e grandi imprese: nelle realtà più strutturate la priorità è ricomporre i processi di innovazione spesso frammentati e scommettere sulla sostenibilità, mentre in quelle medio-piccole al centro c'è la costruzione di sistemi aperti per l'innovazione. "E' una figura sempre più al centro dei processi decisionali, grazie a competenze riconosciute e carisma. Non è un innovatore, tanto piuttosto un abilitatore dell'innovazione degli altri, una sorta di pungolo interno al cambiamento. Per farcela deve essere ispiratore, deve portare contenuti e strumenti, deve essere credibile", afferma Stefano Denicolai, professore ordinario di management dell'Innovazione all'Università di Pavia e Direttore Digita4good Lab, centro di ricerca dell'ateneo. Il Cino presidia l'innovazione come leva di successo. le aziende con un Cino nel triennio 2018-2020 hanno conseguito una crescita media del fatturato pari al +4,81% contro il +2,39% di quelle che ne sono prive. La pandemia ha accelerato la moltiplicazione dei Cino: quasi sconosciuti fino a 10 anni fa, questi manager, in due anni, ossia tra il 2019 e il 2021, sono cresciuti nelle aziende italiane del +34% accelerando di fatto i processi di trasformazione. "Dall'avvio della pandemia si è rivelata una risorsa strategica per non farsi prendere dal panico. Infatti chi ne era sprovvisto si è concentrato su cambiamenti organizzativi per diventare più agile e ridurre le barriere all'innovazione. Le imprese che già si erano dotate da tempo di questa figura hanno dato continuità a percorsi di cambiamento già avviati., che sono accelerati ma in maniera più fluida ed efficace", conclude Denicolai. Ancora una volta l'innovazione non va inseguita, ma anticipata. A maggior ragione in vista delle opportunità legate alle risorse del Pnrr.
Come cambia il ruolo del Cio
Le attività del Chief Innovation Officer per livello di importanza, livelli 1-5
Sviluppo tecnologie/digitale
2019: 3,31
2020: 3,95
Supporto ad altre funzioni su innovazione
2019: 4,01
2020: 3,89
Analisi dei trend tecnologici/mercato
2019: 3,83
2020: 3,81
Definizioni strategie e modelli di business
2019: 3,86
2020: 3,80
Sviluppo collaborazioni con terze parti
2019: 3,98
2020: 3,79
Acquisizione di startup/tecnologie
2019: 2,60
2020: 2,57
Data di pubblicazione
22 Dicembre 21
Tag
Speaker
Centro Studi
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